Rachele e la sua Forma della Felicità

A ventotto anni, Rachele aveva tutto.

Un lavoro subito dopo la laurea in ingegneria biomedica, in un’azienda all’avanguardia che costruiva protesi in 3D. Una famiglia che la amava e un compagno altrettanto amorevole al suo fianco. Una vita che, dall’esterno, sembrava impeccabile. E lei si sentiva grata per questo. Doveva esserlo…

Ma ogni mattina, appena i piedi toccavano il pavimento, un peso sordo le si posava sul petto.

Davanti allo specchio, sistemava i capelli e aggiustava l’espressione. Dipingeva un sorriso sul volto, preciso come i prototipi che disegnava al lavoro. “Devi solo abituarti,” si ripeteva. “Hai tutto. La felicità arriverà.”

Gli anni passarono. Due, poi tre, quattro. Senza quasi accorgersene, ne erano trascorsi sette.

A trentacinque anni, il peso era diventato ansia. Il sorriso studiato si era incrinato, sostituito da uno sguardo perennemente stanco, segretamente arrabbiato. Fino a quella mattina in cui, davanti allo specchio, la vista le si appannò all’improvviso. Aveva toccato il fondo.

Non sorrise. Non si sforzò. Lasciò che le lacrime, finalmente, scorressero libere lungo le sue guance.

«Non ce la faccio più», sussurrò, interrotta da un singhiozzo. «Qualcuno… mi porti via da quest’incubo.»

Un respiro profondo, tremante. Rialzò lo sguardo.

E nell’immagine riflessa, la vide: l’unica persona che poteva tirarla fuori da lì.

Era lei.

Qualcosa si sbloccò all’istante. Per la prima volta, ascoltò quella voce interiore che le urlava da anni: era infelice.

Aveva sempre creduto che quella fosse la strada giusta, solo perché era quella che tutti si aspettavano da lei. Aveva scambiato i complimenti degli altri per conferme, soffocando le proprie emozioni.

Quella vita non era la sua. Non l’era mai stata.

Un ultimo sguardo deciso al suo riflesso. Una mano sulla maniglia.

«Non commetterò più lo stesso errore», si promise.

E aprì la porta, pronta a costruire una vita che avesse, finalmente, la sua forma della felicità.

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P.s. ogni riferimento in questa storia è puramente casuale e nato dalla mia fantasia.